"L'altro volto della Speranza", il film recensito da Lara Fabbrizzi!
Dopo un po’ di attesa sono tornata in sala a vedere un film appena uscito.
Finito il periodo delle pellicole pluripremiate dalle grandi major americane, ho scelto di immergermi nella nicchia finlandese.
Qualche appassionato del genere avrà già capito a chi e cosa mi riferisco, ma non amo fare la misteriosa per cui lo dirò senza indugiare oltre.
Il film in questione è : “L’altro volto della speranza” e il regista Aki Kaurismaki, finlandese appunto.
Chi di voi ha visto e apprezzato “Miracolo a Le Havre” e “L’uomo senza passato”, per citare solo due tra i suoi capolavori, potrà capire l’attesa spasmodica che ho provato prima che iniziasse lo spettacolo.
La capacità di questo “ poeta” sta nel riuscire a rappresentare uno spaccato di realtà senza imporre giudizi o esporsi troppo a facili soluzioni.
Anche questa volta il fulcro del racconto coinvolge la classe media per non dire quella più bassa della società nordica, i cosiddetti “perdenti”che non hanno ottenuto i successi, forse mai sperati, ma che si ostinano a voler cambiare, a qualunque età. La grazia e il sottile umorismo che accompagnano la narrazione contribuiscono a rendere il tutto unico e irripetibile.
Anche in questo ultimo lavoro, Kaurismaki inserisce il tema dell’immigrazione che si interseca magistralmente con i “perdenti” che si incontrano casualmente per strada.
Non crediate però di veder rappresentato il solito pietismo sentimentale che spesso accompagna l’esposizione di questo spaccato di realtà.
Gli immigrati ( siriani in questo caso)sono altri perdenti che si incontrano e provavo a convivere in questa Europa ostile e avara di sentimento e il punto di vista dell’autore è dentro questo mondo a differenza di molti altri registi che ci raccontano le immagini degli immigrati viste sempre attraverso uno sguardo fuori dalla realtà che ci narrano o documentano.
L’intento non è quello di commuovere, bensì quello di aiutare a capire e a far vedere, attraverso immagini uniche e che sembrano appartenere ad altri tempi, la realtà dei nostri giorni.
In sostanza se avete voglia di vedere volti semi sconosciuti ma unici, città e paesaggi quasi onirici ma molto “reali” e soprattutto farvi trasportare in un viaggio diverso da tutti gli altri questo è il film per voi.
Lara Fabbrizzi,
critica per caso.